Un matrimonio - Robert Altman (1978)
Nulla è meno consolatorio dei
finali di Altman. Le due donne sedute sui gradini, visivamente lontane ma
sensibili del nostro ascolto, disegnano una delle scene più dolorose e crudeli
che abbia mai visto. Solo pochi istanti prima due uomini lanciati in una fuga
(la solita fuga dell'italiano verrebbe da sghignazzare), insieme prevedibile e
spiazzante, vile e in qualche modo doverosa.
Cliché acutizzati, citazioni
cinefile, patetismi grotteschi, equivoci telefonati rendono "Un
matrimonio" uno spettacolo arido di personaggi aridi, consapevolmente
svilito prima ancora che avvilente. Nell'esultanza dei camuffamenti il
sentimento genuino interviene per destabilizzare, per ferire anziché per
rassicurare. E' l'elemento irregolare che si confonde nella serialità ma la
interrompe, la enfatizza ma ciò non di meno la rende ridicola.
Un film devastante, come il
silenzio carico di imbarazzo dopo una risata inopportuna.
"Sì forse fu il giorno più
felice della mia vita. Però ha ragione lei, quando finisce diventa tutto
triste."
(settembre 2012)
(settembre 2012)
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