About Elly - Asghar Farhadi (2009)


Un racconto permeato di epidermica tensione; diverrà poi viscerale angoscia. Mentre Elly corre per far volare l' aquilone si ha, netta, la sensazione che qualcosa di sconvolgente stia per accadere. Scena di fortissimo impatto, cardiopalmica, esercizio di un grande talento della narrazione.
Aver visto prima gli ultimi due film del regista iraniano consente un' analisi a ritroso suggestiva. Sembra quasi che da "About Elly", passando per "Una separazione" e arrivando a "Il passato", Farhadi si sia "divertito" a declinare il concetto di verità in una sorta di climax dell' occultamento. Il destinatario del gioco è chiaramente lo spettatore. Il suo conoscere e non conoscere determinati fatti della storia produce esiti emotivi e morali. Un cinema, quindi, che richiede espressamente la nostra partecipazione.
Di "About Elly", oltre alla valanga di emozioni che scopre letteralmente i nervi dei personaggi (svelando un quadro umano desolato e desolante), oltre all' evidente notifica di un sistema religioso, culturale, direi educativo, che non funziona affatto, oltre a tutto questo, dicevo, stupisce il significato quasi sarcastico del titolo: di Elly in quanto essere umano, legato ad una fuga o ad una tragedia, si smette di parlare ben presto. Piuttosto si indagano le falle della sua identità sociale e civile, fenditure attraverso cui liberarsi di un gravoso puzzo di coinvolgimento.
In una scena Ahmad racconta ad Elly di aver divorziato perché, per dirla con le parole dell' ex moglie, "è meglio un finale amaro che un' amarezza senza fine". Una massima efficace, appropriata per gli affari di cuore, meno per quelli della coscienza.



(settembre 2014)

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