Babadook - Jennifer Kent (2014)



Confesso che durante l'acme paranoide del racconto alcune cose non mi hanno del tutto convinto. Il salto a scimmia di Amelia contro la porta, l'epilessia demoniaca, il rigurgito nero e altra roba così. Ma del resto l'adesione rivoltosa a quei cliché costituisce anche la forza più stupefacente del film. Manifesta la riconoscenza verso certo retaggio cinematografico, profanato secondo una sensibilità…vogliamo dirlo? Femminile. C'è più di un ostacolo sacrale da sfondare nel raccontare la disperazione di una mamma.
Jennifer Kent sussurra e grida di una vita che ha perso la saturazione dei suoi colori e non la ritroverà mai più. Alla riemersione dal sottosuolo non scopriamo le ambigue rose rosse di Lynch, ma quelle rigogliose e grigie di Amelia. Il dolore chiede ogni giorno la sua porzione, fargli visita con rassegnata costanza, anziché attenderlo al varco, è forse l'unico segreto di un'esistenza lietamente pallida.



(luglio 2015)

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