Breakfast on Pluto - Neil Jordan (2005)
Figlio di un prete cattolico e
della sua domestica, dolce escluso spiantato, donna non per nascita ma per buon
gusto, Patrick vive sin dal concepimento un' esistenza all' insegna dell'
antitesi. Divenuto adulto si pone la fatidica domanda: "Chi sono?" Se
lo chiedono un po' tutti, e tutti prima o poi intuiscono che la questione è in
parte volgarmente genetica, roba di particelle ereditarie. Patrick si vede
negata l' opportunità di indagare, non può scrutare la madre mentre intreccia
lo chignon biondo, né il padre mentre si rasa la barba: i genitori deve
andarseli a cercare. Già i primi tratti di strada denudano la difficoltà dell'
appartenere ad una collettività, con la sua patologia, il suo territorio, la
sua cultura. Viaggiare è anche sporcarsi con la Storia , le lapidi nel cuore
di Patrick sono lì a ricordarlo. L' esito del percorso banalmente formativo,
innescato da motivazioni banalmente esistenziali, è banalmente meraviglioso, o
meglio meravigliosamente banale. Patrick "Kitten" approda ad una meta
diversa da quella designata, e com'è ovvio realizza quanto sia immensa la
ricchezza del solo andare, dell' andare e basta. Appunto l' ovvietà mi
commuove, perché è marchio stesso della crescita; se come credo crescere non
significa tanto conoscere ma riconoscere.
(giugno 2013)
(giugno 2013)
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