Mon oncle -Jacques Tati (1958)


La tecnologia superflua conforma tutte quelle azioni quotidiane che si ritengono a torto insignificanti, i piccoli gesti nei quali inconsciamente riversiamo la nostra personalità. Anche la semplice andatura racconta molto di una persona, ma i percorsi sistematici nel giardino di monsieur Arpel costringono chiunque a camminare allo stesso modo. Il caos spontaneo al contrario, tutto ciò che è asimmetrico e scomposto, genera un'equa diversità. La dimensione felice di Gerard e di suo zio Hulot è nello scompiglio delle strade, nella molteplicità rumorosa delle identità libere.

Per quanto Tati costelli il film di dettagli visivi cui è difficile star dietro, la sua poesia è di una immediatezza disarmante.


(aprile 2012)

Commenti

  1. Complimenti Chia, come al solito credo tu abbia colto in pieno il senso del film. simmetria/asimmetria come una ritmica lotta tra l'ordine del tempo industriale e il ritmo anarchico dell'uomo ai margini. Quanto più ci si avvicina al centro, tanto più l'ordine, la simmetria e la scansione prevalgono, quando ci si allontana da essa, alla periferia, mattoni scalcinati, palazzi escheriani ci rimandano al caos spontaneo. Il miscuglio di essi, lo zio, sempre annunciato da una muta di cani sciolti, arriva per cortocircuitare il mondo dell'ordine, crea una spaccatura nello spazio tempo-borghese mostrandone le deformi patologie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Rò!

      Ora, sempre che tu non l'abbia già fatto, ti tocca vedere L'illusionista di Chomet, film d'animazione basato su un soggetto di Tati.

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari