Stop the pounding heart - Roberto Minervini (2013)


Il corpo di Sara è stato marchiato a fuoco dall’ educazione religiosa, per usare una metafora banalmente attinente al contesto. Ma anche chi ha la libertà di confermare e rinnegare una qualsiasi fede, soffre, nel pieno della giovinezza, della stessa strana tachicardia. “Stop the pounding heart” è una struggente comune preghiera, una semplice richiesta di quiete. L’ appello di una madre tenera e incolpevolmente meschina, nel racconto. L’ abbraccio tra lei e la figlia, nel finale dischiuso, corona un momento di forte trepidazione. Riconosco, nelle mani smaniose di Sara, nel rossore del viso, nel non saper dire, nel non capire, tutto un vissuto. L’ involucro di carne che si modella e diventa essenza, la vergogna di pulsare  troppo agli occhi di Dio, o dell’ altro che osserva. Splendida la scena in cui Sara fa il bagno al mare, concedendo a noi, e alle onde vive che le vanno incontro, la nudità delle gambe.
Dall’ altra parte, d’ obbligo, un ragazzo: sorta di cowboy che timidamente ammicca,  accalorato di un calore confuso che gli mozza il fiato, e lo costringe, con simbolica ironia, ad (ab)usare (del)l’ antiasmatico. Una bella delicatezza, quella con cui viene tratteggiata la carnalità irrisolta fra Lui, pelle scura e chioma arruffata, e Lei, pelle tersa e trecce ordinate.

C’ è un costante senso di minaccia, in tutto il film, mescolato al candore esteriore o solo intimo dei volti acerbi, alla presenza tutelare delle famiglie, al ravvivante chiarore estivo.



(marzo 2014)

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