Underground fragrance - Pengfei (2015)


Pengfei, giovane regista ed artista cinese trapiantato in Francia, ci ha raccontato una storia al passo con la Storia contemporanea del proprio Paese. Campione emblematico una microumanità senza radici; scenario una Pechino marginale, crocevia di esistenze seminvisibili, fioche, inabissate dal fragore della mutevolissima metropoli.

Al piano terra, un impresario edile in rotta discendente cerca di liquidare la propria casa. Nel labirinto di tuguri al piano sottostante, un ragazzo e una ragazza sognano l’emersione in superficie. Lui, che rivende mobili usati, temporaneamente cieco in seguito ad un brutto incidente, s’aggira tra i cunicoli umidi come una talpa smarrita. Lei, che lavora svogliatamente come pole dancer in un locale notturno, lo accudisce durante la convalescenza. Tra i due germoglia una commovente tenerezza. La voracità urbana la disperde forse per sempre.


Visto all’appena conclusa mostra cinematografica di Venezia, sezione Giornate degli autori, “Underground fragrance”  ha dissolto la stanchezza e la tristezza di un pomeriggio domenicale tipicamente ubbioso. Con una grammatica visiva più vicina alla poesia che non alla cronaca, intessuta di fissità silenziose cariche di sospensione e malinconia, ha  purificato l’aria guasta espirata da film per me troppo boriosi o forzatamente cinici, oltremisura illustrativi, spesso frantumamaroni.  Sarà che a me mi piace il tocco tenue, partecipe; pure sentimentale, ma però autentico.



(settembre 2015)

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