Lifeline - Victor Erice (2002)
Due dei tre lungometraggi del
regista spagnolo Victor Erice (il terzo per ora mi manca) raccontano le folgorazioni della
crescita. In “Lo spirito dell’alveare” l’infanzia veniva restituita alla sua consistenza
fragile, di fiore fiero ma facilmente calpestabile. Dieci anni dopo, in “El sur”,
era il violento ingresso nell’adolescenza, lo struggersi di ingenue certezze.
Si può parlare di ossessione, con
sotto gli occhi una produzione tanto esigua?
Quando ho visto tempo fa "Lifeline",
segmento del film collettivo “Ten minutes older: the trumpet”, ho avuto l’impressione
che pur dandosi timidamente, scavalcando silenzi decennali, Erice abbia
coltivato una personale fisima d’autore: la minaccia perenne che pende sulla
vita. In undici minuti, tanto dura il corto, si ha tutto il tempo di sentirsi
al sicuro, poi in pericolo, poi di nuovo al sicuro...e poi chissà. Così è la
linea della vita, ora lenta, ora velocissima, ora netta, ora tratteggiata, ora
scrive “wow!”, ora scrive “no…”.
La minaccia s’è dissolta, ma un’altra
incombe. Il pendolo vuole l’ultimo suono. Sulla carta bagnata del giornale la
cronaca di guerra: è il 28 giugno 1940, le truppe naziste sono sul confine
franco-spagnolo. Due giorni dopo sarebbe nato Victor Erice.
*pura suspense, così come Hitchcock
la descrisse
(novembre 2015)
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