C’è questo momento in cui la mdp
inquadra la soglia del capanno aperto sull’esterno. Ancora non si vede nessuno,
ma è evidente che qualcuno arriverà. I pensieri sono più veloci di quanto la
convenzionale misura del tempo possa registrare. In quei pochi secondi elaboro una deduzione assurda. Immagino che comparirà il bambino dai capelli pesti avvolto
nel lenzuolo, morto solo per finta, persino risorto per chissà quale prodigio.
Provo un certo imbarazzo nel raccontare questo lungo stupido lampo scagliatosi
nella mia testa. Quando più tardi, molto più tardi mi è parso, vedo spuntare il
volto del bambino, indiscutibilmente di un altro bambino, biondo e pallido, mi
viene da sorridere di me fra me e me. Sorride anche Saul sullo schermo, sorridiamo
insieme, ed è davvero strano. Il bambino se ne va, noi con lui, mentre il suono
si fa carico della morte e della sua divulgazione. Ripenso ad un pensiero
antico, uno di quelli che si affacciano da anni a cadenza irregolare. Capita quando
mi sento molto giù e non mi trovo a casa; magari sono in fila alla cassa, in un
corridoio, o cammino sul marciapiede. Accade che incroci lo sguardo di un anonimo x,
e immagini, sempre con una certa dose di idiozia, che quella persona possa raccattare
la tristezza dal mio corpo e conservarla. Ripenso ancora a questo pensiero, rileggendo
gli occhi e il sorriso di Saul, “portatori di segreti”. Mi chiedo se abbiano raccontato.
Ritrovo mentalmente il piccolo sconosciuto mentre corre, per poi venir bloccato
da due mani che gli tappano la bocca, quasi per imporgli il silenzio. Risento
il tuffo al cuore, e poi il sollievo nel vederlo scomparire in mezzo al verde.
Una leggenda di tradizione aschenazita ricavata dal Talmud narra che nel mondo vivano 36 giusti che segretamente ogni giorno salvano il mondo. Non si conoscono tra loro, né sono coscienti del loro operato, non sono eroi o superuomini perché non hanno coscienza di loro stessi, ma si fanno carico del dolore degli altri e ne portano il fardello segretamente, proprio come Saul. Che siamo davanti alla tastiera di un computer o davanti alla cassiera di un supermercato, forse qualcuno ora ci sta salvando.
RispondiEliminaÈ una delle cose più belle di cui sia venuta a conoscenza, sono emozionata. Un'altra è quella del gatto di Schopenhauer che ho letto da Giuseppe. Grazie :)
RispondiEliminaSe posso restituirti anche solo una minima parte rispetto a quello che ci dai con la tua scrittura sono salvo anch'io.
RispondiEliminaSe posso restituirti anche solo una minima parte rispetto a quello che ci dai con la tua scrittura sono salvo anch'io.
RispondiEliminaGrazie di esistere
RispondiEliminaPerò il gatto è di sSchrödinger, non Schopenauer.
RispondiEliminaDel filosofo io e rocco abbiamo parlato ieri sul post di Giorgio.
Tra il serio e il faceto.
Anzi, citando te, il greve
E complimenti anche al mio amico Rocco. Ma volevo farglieli dal vivo
RispondiEliminaSí ma Rocco ha citato Schopenhauer in relazione ad un gatto :)
RispondiEliminaGrazie a voi, siete preziosi. Ciao!
Lascia perde, ho fatto casino e confusione io, ahahhaha
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