Cirrovagazioni (11) - Hopping in cinema with Hopper

Ho avuto modo di vedere la mostra bolognese dedicata ad Edward Hopper, artista invischiatissimo col cinema, che ha amato e dal quale è stato amato. Ogni sua opera va a stuzzicare la memoria spettatoriale, turbinio di fotogrammi luminosi talora nitidi, talora opachi. Non mi riferisco soltanto alle lampanti citazioni di alcuni registi (Hitchcock, Wenders, Altman, il mai ricordato Wajda, e così via), ma ad un diffuso ed essenziale richiamo alla dimensione filmica.
Vedi Summer Interior (1909), forse il mio preferito dell'intera esposizione, che mi ha disposto a riflettere su due faccende cinematografiche. 
La prima: l'aria consumata, gli spiragli di luce che frangono l'ingabbiata penombra, gli interni che hanno significato desolazione, esclusione, sogno. Senza troppo pensare, cito gli spazi di Volti (John Cassavetes, 1969), di L'amour Fou (Jacques Rivette, 1969), di Le lacrime amare di Petra Von Kant (Rainer Werner Fassibinder, 1972), di Scene da un matrimonio (Ingmar Bergman, 1973), di Jeanne Dielman (Chantal Akerman, 1975), di Amour (Michael Haneke, 2012). 
La seconda: i nudi (o seminudi) femminili che hanno rivelato inquietudine, tenerezza, disperazione e, certo, sessualità, ma al di là di una mera provocazione sensuale. Mi vengono in mente, sempre senza troppo pensare, il corpo di Isabelle Huppert in La merlettaia (Claude Goretta, 1977), di Liv Ullman in  Sarabanda (Ingmar Bergman, 2003), di Anamaria Marinca in 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (Cristian Mungiu, 2007), di Arta Dobroshi in Il matrimonio di Lorna (Jeanne-Pierre e Luc Dardenne, 2008), di Helen Hunt in The Sessions (2012). Noto poi come certo cinema, specie statunitense, non si faccia problemi a mostrare seni e sederi, ma sia quasi vaginafobico. La scena di America oggi (Robert Altman, 1993) in cui Julianne Moore, senza mutande, ma con la maglia addosso, ha un'accesa discussione col marito, continua a disorientare il pubblico.





Commenti

  1. Un post bellissimo che suggerisce una miriadi di nessi e piani intercomunicanti. Curioso, proprio questi giorni stavo analizzando il fotogramma dell'immagine del pube della protagonista di Adieu au langage di Godarde e insieme mi è tornata in mente con una voce fuori campo che la decostruisce e la decontestualizza "gli indiani Apache chiamavano il mondo la foresta". La sottrazione e la rivoluzione della grammatica delle parole d'ordine. Si tratta di sottrarre una parte del corpo allo sfruttamento del linguaggio e al suo uso comune, astrarre la vagina dalla sessualità per arrivare al mondo, attraverso flussi di immagini non sottomessi alla tirannia del linguaggio. Credo sia un po' come il film di Altman che citavi, non ci si aspetta e perciò stupisce una vagina così tanto fuori luogo, ma per tali ragioni apre nuove connessioni impensate col Mondo.

    RispondiElimina
  2. Grazie ;)

    Devo vedere assolutamente il film di Godard. Sai che in L'isola di Kim Ki Duk c'è una scena tipo-onirica in cui la vagina della donna è una foresta?
    Comunque sì, hai colto benissimo.
    Ho letto le più svariate opinioni su quella scelta di Altman: gratuita, non-sense, imbarazzante. Nella scena i due personaggi discutono riguardo un presunto tradimento di lei anni prima. Lei si macchia la gonna, la toglie per pulirla e si scopre che non indossa le mutande; dettaglio che non sfugge al marito, e sovraccarica lo scontro di tensione. Il matrimonio sta cadendo, e in quella nudità non c'è niente di eccitante. Anche perché viene mostrata la vagina ma "paradossalmente" censurato il seno, con tutti i rimandi erotici che comporta. Come in questo dipinto di Hopper, dello stesso Hopper che ha altrove immesso forti riferimenti alla sensualità, seni scoperti o visibilmente scomodi nei vestiti. Ma qui c'è una donna accasciata vicino al letto, non in piedi ma neanche distesa, non nuda ma neanche vestita. Racchiude un mistero impenetrabile. Cosa ha appena fatto, cosa farà? C'è appunto tutto un Mondo di possibilità.

    RispondiElimina
  3. Ciao Chiara,
    ho sempre amato il rapporto pittura e cinema ed è molto interessante questo approfondimento su Hopper perché di Hopper io conosco molto poco.
    Ma nonostante questa mia carenza rimango molto affascinato dal suo stile asciutto ma surreale, un contrasto che mi lascia con una strana sensazione, come quasi una poesia di Montale, un meriggiare pallido e assorto, che unito a quella luce tardo pomeridiana di alcuni suoi dipinti e quelle persone che da dietro dei muri guardano un orizzonte lontano, rimaniamo segregati dietro un qualcosa, che ci rinchiude che ci impedisce di avvertire la pienezza di una gioia, come hai scritto tu "gli spiragli di luce che frangono l'ingabbiata penombra, gli interni che hanno significato desolazione, esclusione, sogno"

    Poi magari sono io che vista l'ora mi sto lasciando trasportare da una qualche forma di sonnambulismo più che da un pensiero razionale.

    Piccolo appunto: dei film che citi ne ho visti solo due, Amour, visto un paio d'ore fa, e 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, sebbene i riferimenti estetici siano in accordo con entrambi vedo una somiglianza di tematiche con Hopper solo nel film di Haneke, quello di Mungiu lo associerei di più ad un quadro di Munch

    https://en.wikipedia.org/wiki/Edvard_Munch#/media/File:Edvard_Munch_-_The_sick_child_(1907)_-_Tate_Modern.jpg

    http://www.edvardmunch.org/the-day-after.jsp

    RispondiElimina
  4. Eccomi Filippo. Grazie d'essere passato innanzitutto.
    Non sono un'appassionata d'arte, ne capisco poco, pochissimo. Tengo nei suoi confronti un comportamento molto ingenuo, sentimentale, per non dire infantile. Non c'è razionalità negli accostamenti che ho proposto; in altre parole, non ne farei mai materia di un saggio: sarebbe improponibile. Sono connessioni mie, che possono o meno trovare riscontro nel pensiero degli altri. Sono contenta che qualcuno non le trovi così assurde, e anzi si senta stuzzicato a proporre le proprie. Mi piace moltissimo Munch, e sì, da un punto di vista tematico i due esempi che hai proposto sono perfetti, assolutamente perfetti. Per quanto mi riguarda la ferocia diluita a compartecipazione nel quadro di Hopper, la sensibilità umana, quasi anti-maschile, con cui viene colto quel corpo femminile, mi ha fatto pensare alla sensibilità di Mungiu nel pedinare la sua protagonista. L'accostamento è spuntato fuori, forse, anche da una nota più "letterale" e banale: subito dopo essersi concessa all'aguzzino Otilia irrompe in bagno per lavarsi, con addosso la maglietta e nient'altro. E' una scena incancellabile.

    Grazie ancora Filippo, è interessantissimo il tuo contributo. Torna quando vuoi :)

    RispondiElimina
  5. Secondo me sbagli a dire che capisci poco di arte, più giusto è dire che ne sai poco (o almeno così mi piace credere), perché pure io ne so poco, pochissimo, vaghi ricordi degli studi alle superiori e stop.

    Ma capire l'arte è proprio quello che fai tu con i tuoi accostamenti, le tue connessioni ingenue ed infantili, perché se no Hopper mica si metteva a dipingere ma si sedeva e scriveva un bel saggio sul concetto di solitudine o di femminilità o chissà che altro.

    Guardare un quadro sapendone poco o nulla della sua storia e del suo autore e fare accostamenti con altre idee, di film o di romanzi o altro, significa capire l'arte, ma soprattutto amarla.

    Comunque questo discorso l'ho fatto per difendere te ma anche me stesso, che di Munch ne so quanto di fisica quantistica.

    In ogni caso torno spesso nel tuo blog, commento pochissimo perché purtroppo ho visto un numero ridicolo dei film di cui scrivi. Però forse dovrei leggere la tua opinione su un film e poi dovrei andare a vedermelo, non sarebbe male...
    Dovrei anche studiare un po' di storia dell'arte.

    Aiuto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi unisco al grido di disperazione :)
      In realtà questo senso di incompletezza è salutare, molto meglio che credersi saturi di tutto.

      Dopo aver scritto la risposta al tuo commento anche io ho pensato che sarebbe stato preferibile usare il verbo "sapere" anziché "capire". Quindi vada per "non so quasi nulla, ma capisco qualcosa".

      A volte i miei scritti per quanto brevi contengono anticipazioni, sta attento. Considera comunque che qui scrivo solo di film che ho amato, anche in diversa misura. Tutto quanto contenuto in questo spazio per me ha motivo di essere visto. Ma il mio parere conta esattamente come il tuo, scrutalo con sospetto.

      Alla prossima ;)

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari