Un'ora sola ti vorrei - Alina Marazzi (2002)



Vorrei scrivere parole incandescenti, ma non sono certa di farcela. Concedo molto alla scrittura, ma non sempre ho la forza, o la fragilità, di slacciare la cerniera del vissuto. Storie come quella di Liseli vanno a lambire le insenature perigliose della memoria. 

C’è un fondo, o piuttosto un lato… diciamo un posto, un posto che se trovato entra a far parte della tua geografia, diventa il 1492 della tua storia. Come si sopravvive ad una tale scoperta? Come si schivano le aggressioni, come ci si corazza contro il richiamo di questo nuovo mondo così feroce, popolato da emozioni accecanti, oscene paure, fragorosi pensieri? 

Liseli, in un’epoca ancora immatura nel rapporto con la malattia mentale, sceglie lo schianto. Nel salto da vuoto a vuoto, i suoi occhi bellissimi assaggiano il punto di vista delle creature alate, e portano via un segreto. Un’ora sola la vorrebbe, la figlia Alina, per poterglielo carpire.

Un’ora, poco meno, dura il film, incompiuto restauro di un’esistenza intermittente, trasfigurante, senza tregua indecisa tra la forma del vapore e quella della rugiada.


(giugno 2016)

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