The Irishman - Martin Scorsese (2019)


De Niro, Pesci, Keitel, il racconto di una scalata criminale, la voce fuori campo, i flash back, il montaggio arguto, implacabile, ricalco di dialoghi arguti, implacabili. Chi un po’ conosce il cinema del regista, durante una buona prima parte di “The Irishman”, si sente fin troppo a casa. Ma non è concesso stravaccarsi, in un film che ha tutto il tempo - tre ore e mezza – di mettere alla prova convinzioni e vescica.

C’è un piccolo chiodo tenace che attende di conficcarsi nel sistema, così a fondo che tutto comincerà a tremare: l’ingresso in scena di Jimmy Hoffa è destabilizzante in ogni senso possibile. Lo è per la scelta di Al Pacino, attore che Scorsese dirige, finalmente, per la prima volta, con un ritardo clamoroso rispetto alle previsioni di (quasi) tutti; lo è perché la vita di Frank Sheeran, per sua ammissione, verrà sconvolta; lo è perché il film stesso inizia a cambiare pelle.  

Abbiamo ancora in mente il fragore secco dei portelloni del furgone, quando Frank caricava e scaricava le mezzene di carne, le soste sul ponte per gettare via le pistole, montate insieme in una reiterazione quasi comica, il broncio che non se ne va dal volto della piccola, fondamentale Peggy. Poi ecco, Peggy a un tratto sorride. Le porte, invece di chiudersi rumorosamente, lasciano una fenditura di buio e silenzio, le sequenze sembrano allungarsi e i dialoghi si fanno meno asciutti, più schizoidi. Frank, che ammazza con la meccanicità di uno che ridipinge case, comincia a pensare. Finché in una scena memorabile ci guarda dritto negli occhi, a più riprese: per chiederci cosa fare, per dirci che ha già deciso cosa fare?

A un passo dalla conclusione il mio vicino di poltrona, esasperato dalla proiezione, criminale non per la lunghezza ma per l’assenza di un sano intervallo, ha sussurrato rabbioso verso la figura invecchiata di De Niro sullo schermo: “e crepa dai, crepa!”. Epifanico. Come già suggerivano le didascalie di morte accoppiate ai gangsters, il punto è proprio questo: nel film tutti riescono a crepare, tutti tranne Frank. Le porte per lui non si chiudono, ribadisce Scorsese, come quella volta nell’appartamento di Hoffa. Allora era stato Frank a scrutare l’oscurità, ora è l’oscurità che scruta Frank, e lo misura.



(novembre 2019)

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