Cirrovagazioni (24) - A Lorenza, con affetto
“Il cielo cade”, hai scritto. Il cielo non può più caderti
sopra: in una fantasia infantile, mi piace vedere te, ora, che cadi sul cielo. Dovevo
scrivere una tesi sul tuo lavoro da regista, ma per via di tante imposizioni
prescrittive non ce l’ho fatta. È uno dei miei rimpianti più grandi: avrei
voluto accenderti un lumicino addosso,
sottrarti a una sottoesposizione che non hai mai del tutto scelto.
Ho parlato
di te tantissimo, così tanto che ti avranno fischiato le orecchie. Ti ricorderanno
mio padre e mia madre, e tutti i miei amici: non è molto, eppure sento che è qualcosa.
Mi dispiace che pochi abbiano salutato con gratitudine il tuo passaggio qui. Ma ne hai lasciato tracce meravigliose nei tuoi scritti, nei tuoi
dipinti, nei tuoi film piccini e immensi, con i quali tu, piccina e immensa,
hai sconvolto il cinema inglese.
Te ne sei andata un po’ come il ragazzo sordomuto di “Together”: inabissando, senza poter far rumore. A ripensarci, trattengo appena le lacrime.
Te ne sei andata un po’ come il ragazzo sordomuto di “Together”: inabissando, senza poter far rumore. A ripensarci, trattengo appena le lacrime.
Una volta, lamentandoti con qualcuno di non aver più voglia
di raccontare, quel qualcuno ti ha detto “Non c’è bisogno, è tutto nei suoi libri e nei suoi film”, e tu sorridendo hai risposto “E’ tutto lì vero? Meno
male”. Sì, è tutto lì, davvero.
Commenti
Posta un commento