Speciale Twin Peaks 3 - IV puntata - Il castigo dei prepotenti




Fra tutte le espressioni nocive dell’essere umano, quella che sperimentiamo con più frequenza nel corso della vita, sia da soggetti che da oggetti, è la gentilezza negata:  un memorandum semi-quotidiano dell’esistenza del male. A volte si tratta solo di un peccato saltuario, collaterale a stanchezza e avvilimento, altre di una consuetudine metodica, arma collaudata dei prepotenti. In Twin Peaks 3 la prepotenza è la qualità dei cattivucoli codardi, degli antagonisti irritanti e detestabili, di coloro che vorremmo veder fare una finaccia e che spesso, con nostro spasso, la fanno: Chad trascorre terribili notti insonni nella propria cella; Richard finisce consumato dall’elettricità; Hutch e Chantal subiscono l’opportuna rivalsa di un americano medio (uno dei momenti più esilaranti della serie); un branco di teppistelli salta in aria nella macchina di Doug; i creditori di Doug si sgretolano sotto l’impeto di Janey-E; i maschi alfa dalle lunghe mani, nel locale di Odessa, vengono esemplarmente puniti da Cooper/Richard.

D’altro canto, quando i prepotenti trionfano, è devastante la voce della fragilità mortificata. Nel finale dell’episodio (o parte) 15, due tizi sollevano di peso una ragazza seduta a un tavolo del Roadhouse, la mollano a terra e prendono il suo posto; lei, quasi fosse invisibile, comincia a piangere sommessamente, gattona fra la gente e infine emette un grido che squarcia lo schermo, consegnandolo ai titoli di coda. È una scena che non dimenticherò, dejavù dei mille incubi in cui mi perdo in nebbiose folle, come una bambina, una bambina  che non vede volti, ma solo gambe e piedi, e che nessuno vede o sente: che nessuno salva.

Alla prossima puntata

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