Speciale Twin Peaks 3 - II puntata - Dal legno all'elettricità
Essendo la narrazione di Twin Peaks 3 molto dislocata, la cittadina
dello stato di Washington non è più il centro onnipresente della serie. Non si
è immersi costantemente nella dimensione low tech di quel particolare
microcosmo, fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i boschi, per di più
ormai inquinato dalle incursioni del progresso: Lucy, pur turbata dal
funzionamento dei cellulari, ordina una nuova poltrona online; Johnny Horne ha
uno strano orsacchiotto parlante con un bulbo luminoso a posto della testa; il
dottor Jacoby diffonde in streaming il suo personale videoshow.
Eppure non assistiamo mai allo sfoggio dell’estetica high tech, tutta
pulsanti, ologrammi e intangibilità. Piuttosto Lynch è ossessionato, vista la
sua vena artigianale (vedi puntata precedente), dalla materia grezza che sta
all'origine di tutto: l’elettricità. Tanti sono gli esempi che lo dimostrano:
l’utility pole col numero 6 che continua a comparire (qui trovate un approfondimento a riguardo); la Signora Ceppo che teme per lo
splendore sempre più debole dell’elettricità; Cooper che si materializza al
posto di Dougie e poi si sveglia grazie a una presa di corrente; Richard Horne
che viene folgorato da un’ignota fonte elettrica. L’elettricità ha insomma un
ruolo indecifrabile quanto cruciale, il potere di cambiare il corso del
racconto, esattamente come ha cambiato e continua a cambiare il corso
dell’umanità. Siamo ormai abituati ad accendere e spegnere aggeggi con un click
irriflessivo, ma Lynch, che ha affermato di trascorrere i giorni dell’attuale
reclusione costruendo lampadine, ci ricorda che le rotte dei tralicci
concorrono a segnare il nostro destino.
Alla prossima puntata.
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